Sostenibilità:‌ ‌le‌ ‌(buone)‌ ‌prospettive‌ ‌ per‌ ‌il‌ ‌2021‌

E se parlassimo del 2020 come di “un’ottima annata”? Sembra quasi uno scherzo, e per motivi serissimi la maggior parte di noi potrebbe dire il contrario. Ma c’è qualcosa di positivo in questo anno, e riguarda l’ambiente.

Qualche tempo fa abbiamo parlato dei rischi per l’ambiente legati al Covid: una maggiore attenzione alla ripartenza economica che alla sostenibilità ambientale, le mutate priorità dei governi mondiali, una distrazione di massa dall’argomento clima legata alla più pressante emergenza sanitaria. Tutto vero, ma alla fine di questo anno difficile, tirando le somme di tanti fattori che si sono uniti all’interno di un quadro più completo, sembra che non tutto sia perduto.

Giovani alla guida del cambiamento

Alla parola cambiamento ormai siamo abituati ad associare la parola “climatico”, che non promette niente di buono. Ma c’è un cambiamento più sottile, forse meno visibile e anch’esso dagli effetti imprevedibili, che è quello della coscienza comune. A guidarlo, a sorpresa, sono proprio i giovani. Senza arrivare alle eclatanti manifestazioni della Thunberg, che comunque si erge a rappresentanza di una gioventù che non ci sta più a subire le decisioni delle generazioni precedenti, i giovani di oggi sono molto più attenti ad ambiente e sostenibilità di quanto lo siano stati i loro genitori e nonni, con gli effetti che sono sotto gli occhi di tutti.

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L’ottimismo del Climate Action Tracker

Nonostante si possa parlare solo di “cauto” ottimismo, i segnali positivi ci sono e non vanno ignorati. In una recente analisi degli impegni ambientali delle maggiori potenze mondiali, e alla luce degli ultimi sviluppi geopolitici, l’ong Climate Action Tracker ha concluso che gli obiettivi dell’accordo sul clima siglato a Parigi nel 2015 dalle Nazioni Unite (Onu) stanno diventando “a portata di mano”. Il che non significa facilmente raggiungibili, ma nemmeno impossibili.

Come ha evidenziato Camilla Lombardi di Wired, alla fine del disastroso vertice di Copenaghen del 2009 si erano fatte foschissime previsioni sull’aumento della temperatura globale, addirittura di 3,5 °C. I dati di oggi, al netto di futuri sviluppi, lasciano presagire che nel 2100 si possa contenere l’aumento della temperatura mondiale entro i 2,1 °C.

Cosa è cambiato negli ultimi mesi per far sì che le previsioni sul cambiamento climatico passassero da disastrose a cautamente ottimistiche? Sicuramente la posizione delle maggiori potenze mondiali sull’argomento sostenibilità. I giganti che possono cambiare le carte in tavola sono Cina, Stati Uniti, Corea del Sud e Giappone. Tutti questi hanno ultimamente rivisto le proprie agende e messo in maggiore risalto l’impegno ambientale, puntando alle zero emissioni entro il 2050-2060.

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Fondamentale, per tirare un momentaneo sospiro di sollievo sull’argomento clima, è stata l’elezione del democratico Joe Biden a presidente degli Stati Uniti. Il mondo intero guardava con estrema preoccupazione all’uscita della superpotenza dagli accordi di Parigi, decisione che è stata prontamente rivista dal presidente eletto il quale punta anch’egli alle zero emissioni entro metà secolo.


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