Il galateo non è certo figlio dei nostri tempi, anzi sembra un concetto che più di altri è stato chiuso in un cassetto e lasciato tra le cose che non sono più di moda.
Il termine galateo è stato usato per la prima volta da Galeazzo Florimonte, vescovo della diocesi di Sessa Aurunca, che ha ispirato a monsignor Giovanni Della Casa il celebre Galateo overo de' costumi, pubblicato nel 1558. Da allora ci si riferisce con questa parola all’intero codice, spesso non scritto, di norme convenzionali di buona educazione.
Monsignor Della Casa, nonostante la vasta gamma di argomenti inclusi nel trattato, non ha potuto esprimersi su un oggetto che è diventato incredibilmente centrale nelle nostre esistenze: lo smartphone. Anche il telefono cellulare, infatti, ha scatenato il dibattito riguardo all’utilizzo che se ne fa e alle norme del bon ton che si dovrebbero osservare per non trasformarlo in un simbolo di cattiva educazione. Ne abbiamo raccolte undici.
I motivi per cui non si dovrebbe utilizzare lo smartphone a tavola sono molteplici. La buona educazione è sicuramente in testa: quante volte ti è capitato di vedere coppie o interi gruppi a cena al ristorante che scorrono con le dita sugli schermi dei telefoni invece di fare della sana conversazione? L’igiene è un altro ottimo motivo per lasciare lo smartphone in tasca o in borsa. Inoltre, per chi non è ancora convinto dell’importanza di escludere il cellulare dal tavolo di una cena, si può fare un veloce ripasso guardando il film Perfetti sconosciuti...
Alle persone che abbiamo intorno, di norma, non interessa moltissimo ciò che abbiamo da dire al telefono. Quindi, specialmente in spazi chiusi o affollati, non bisognerebbe mai utilizzare il vivavoce. Riserviamo questa comoda funzione ai momenti in cui siamo soli e soprattutto siamo sicuri di non infastidire nessuno intorno a noi. Occhio anche alla privacy nel corso delle conversazioni ad alta voce: è consigliato non fare riferimento esplicito a persone, situazioni, trattative di lavoro e dettagli personali.
Capita continuamente, ma questo non vuol dire che sia un comportamento accettato o da imitare. Spesso succede che la riproduzione dei video parta inavvertitamente mentre scrolliamo il feed dei social: un motivo in più per accertarci che il volume dei contenuti multimediali sia impostato al livello meno fastidioso possibile. Attenzione anche alla musica ascoltata ad un volume assordante con gli auricolari: non sono acusticamente isolanti come sembrano!
Lo sappiamo: i bambini sono una fonte inesauribile di energia, a differenza dei loro genitori che purtroppo devono sostenere dei ritmi non sempre rilassanti. Questo, però, non significa che gli smartphone debbano diventare gli usuali babysitter dei nostri figli. Ammette di usare il cellulare per “far stare buoni” i propri figli addirittura il 60% delle coppie con figli sotto i due anni. Positivo il dato per cui la maggior parte di loro li utilizza insieme al bambino e per riprodurre contenuti educativi, meno positiva l’abitudine di lasciare i piccoli da soli con dispositivi che l’Accademia americana di pediatria sconsiglia (per non dire vieta!) ai bambini sotto i 18 mesi.
Il concetto di smartphone zombie viene dall’Inghilterra ed è entrato nella cultura popolare perché la società si è riempita di persone che camminano, mangiano, bevono, viaggiano e praticamente vivono con gli occhi incollati allo schermo del proprio smartphone. Testa bassa, spalle curve, sguardo spento: sono le caratteristiche delle persone che hanno smesso di guardare la realtà che le circonda per vederla filtrata dal display di un telefono cellulare. Non diventare uno di loro.
Qui il galateo c’entra davvero poco: è l’attenzione alla sicurezza nostra e degli altri che dovrebbe distoglierci dall’insano proposito di sbirciare lo smartphone mentre si è alla guida. Peggio: di scattare fotografie, girare video, inviare messaggi, registrare dirette da trasmettere sui social. Troppe volte abbiamo letto sui giornali il triste epilogo che queste azioni apparentemente innocue possono avere.
L’influencer Camilla Boniardi, nota come Camihawke, ha sposato la causa lanciando l’hashtag #noigstorieswhiledriving, niente storie Instagram mentre si guida.
Questa regola non necessita di molte spiegazioni: quando una persona decide di mostrarti una fotografia che ritiene interessante o curiosa, sta decidendo di mostrarti quella foto, non tutto l’archivio dei suoi dati personali. Sii discreto.
La voglia di condividere le immagini di caffé, viaggi, pranzi e feste ha contagiato la stragrande maggioranza delle persone. Ma non tutte. Incredibile ma vero, ci sono ancora persone che desiderano mantenere una certa riservatezza sulle proprie attività e frequentazioni. Per rispettarle bisognerebbe quindi evitare di immortalare a tutti i costi qualsiasi cosa passi nel nostro campo visivo, specialmente se in quel campo rientra qualcuno che non desidera vedere la propria immagine pubblicata su svariati social network.
Quando telefoniamo ad una persona che è impossibilitata a rispondere, cerchiamo di rispettare le sue esigenze evitando di tempestarla di chiamate. Tranne nei casi di emergenza, trovare una sfilza di telefonate sul proprio dispositivo crea un senso di allarme e anche di fastidio. Mettiamoci anche nei panni dell’altro, che potrebbe essere in un luogo pubblico e quindi messo in imbarazzo dall’insistenza dei nostri squilli.
Un cellulare che squilla durante una riunione di lavoro è come un faro puntato sul trasgressore di questa buona norma, che rischia di passare per una persona poco seria o quantomeno poco attenta e rispettosa. Ricorda di passare sempre alla modalità silenziosa soprattutto se lavori in un open space, dove la suoneria del telefono può essere fonte di distrazione e di fastidio. Un’altra buona abitudine sarebbe di effettuare le telefonate personali in un’altra stanza o all’esterno dell’ufficio, evitando così di disturbare i colleghi con un tono di voce inadeguato o con argomenti di scarso interesse.
Il 98% delle persone intervistate si è detto infastidito dalle suonerie considerate strane o “divertenti”. Canzoni di tendenza riprodotte per intero, suoni della natura (o di animali!), schiamazzi, clacson e trombette sono quindi sconsigliati se si vuole apparire come persone educate e bon ton. Il classico trillo, invece, è sempre visto di buon occhio. Tranne nel bel mezzo di un concerto di musica classica, s’intende.
A tutti capita di sgarrare e non rispettare qualcuna di queste regole, nessuno è perfetto e se capita non è certo una tragedia. E tu quante ne hai infrante? Scrivicelo nei commenti, non lo diremo a nessuno!
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